Riciclaggio criptovalute: così la criminalità ha ripulito 40 miliardi nel 2024
Nel 2024 il riciclaggio criptovalute ha fruttato 40 miliardi alla criminalità. Come funziona il sistema e cosa fa la Guardia di Finanza per fermarlo.
Dimenticatevi le valigette piene di banconote, i lingotti sotterrati in giardino, i contanti nel doppio fondo dell’armadio. Il denaro sporco oggi viaggia in un wallet digitale, si muove con un click, sparisce in una blockchain per riapparire pulito dall’altra parte del pianeta. Quaranta miliardi di dollari: tanto è finito nel 2024 nei portafogli elettronici della criminalità organizzata, secondo Chainalysis, società americana che traccia i movimenti di Bitcoin e soci. Il 60% di questa montagna di soldi? Stablecoins, quelle monete digitali che promettono la stabilità del dollaro con la discrezione del cripto-mondo.
Il nuovo volto del riciclaggio: quando il denaro diventa codice
«Non parliamo più di eccezioni», taglia corto il generale Luigi Vinciguerra, capo del III Reparto operazioni della Guardia di Finanza. Il riciclaggio criptovalute non è più un esperimento di qualche hacker solitario. È industria. È sistema. È il modo in cui oggi si muove il denaro della droga, dell’evasione fiscale, del traffico di esseri umani.
I numeri italiani fanno impressione: tra 25 e 35 miliardi di euro l’anno finiscono nel tritacarne del riciclaggio, circa il 2% del PIL nazionale secondo l’Unità di informazione finanziaria di Bankitalia. La Finanza, tra 2024 e 2025, ha sequestrato 73 milioni di euro in valute digitali. Una goccia nell’oceano, verrebbe da dire.
Come funziona la lavatrice digitale del denaro sporco
Il meccanismo è diabolicamente semplice nella sua complessità. Prendi del denaro sporco – diciamo, i proventi di una frode fiscale. Lo converti in Bitcoin o Ethereum. Lo spezzetti in mille transazioni diverse, lo fai rimbalzare tra wallet anonimi, lo mixi con altre criptovalute pulite attraverso servizi di “tumbling”. Alla fine del giro, quei soldi sono irriconoscibili.
Gli investigatori li chiamano “underground money broker”: organizzazioni capaci di spostare milioni senza toccare una banca tradizionale. Ad Ancona, nel 2024, trentatré persone hanno costruito una macchina da 500 milioni di euro di evasione, completa di sportelli bancari abusivi. Non in qualche paradiso fiscale caraibico: qui, nelle Marche.
Le strade del riciclaggio: dalla droga dei narcos alle fatture false
Il caso Brescia: quando la ‘ndrangheta incontra la blockchain
A Brescia, i finanzieri hanno scoperchiato un sistema da manuale. Un’associazione criminale legata al narcotraffico internazionale, una rete di imprenditori compiacenti, 375 milioni di euro di fatture false. Il denaro veniva poi “lavato” attraverso circuiti paralleli gestiti da una joint venture italo-cinese specializzata in trasferimenti verso l’estero. Non servivano più i corrieri con le valigie: bastava un computer e le credenziali giuste.
Crotone e il business dei migranti
Stesso schema, diverso business a Crotone. Qui il riciclaggio criptovalute serviva a ripulire i soldi del traffico di migranti. I trafficanti incassavano in contanti sulle coste libiche, il denaro riappariva pulito in Italia attraverso la magia delle blockchain. Un sistema perfetto, almeno fino all’arrivo delle Fiamme Gialle.
La risposta dello Stato: finanzieri 2.0 contro i criminali digitali
Il Nucleo speciale polizia valutaria esiste da quasi cinquant’anni, ma oggi i suoi investigatori devono essere metà detective, metà programmatori. «Il finanziere del terzo millennio deve saper leggere i segnali invisibili dell’economia digitale», dice Vinciguerra. Tradotto: servono esperti di blockchain analysis, analisti capaci di seguire le tracce digitali del denaro attraverso migliaia di transazioni apparentemente anonime.
Roma 2023: la criptovaluta fantasma da 776 milioni
Il caso più clamoroso? Roma, 2023. I finanzieri scoprono una criptovaluta creata ad hoc per un sistema di investimento illegale. Nel wallet digitale sequestrato c’erano 776 milioni di unità di questa moneta fantasma, per un controvalore di 63 milioni di euro. Una moneta che esisteva solo per ripulire denaro sporco.
Il futuro del contrasto al riciclaggio digitale
La Guardia di Finanza sta correndo ai ripari. Formazione continua, strumenti di blockchain analysis sempre più sofisticati, collaborazioni internazionali. Ma la sensazione è quella di una rincorsa continua. Mentre gli investigatori imparano a tracciare Bitcoin, i criminali sono già passati a Monero o Zcash, criptovalute progettate per essere davvero anonime.
Il generale Vinciguerra parla di «professionalità composite» e «investigazioni finanziarie moderne». In pratica: servono finanzieri che sappiano muoversi tra codici fiscali e codici informatici con la stessa disinvoltura. Che capiscano di economia quanto di crittografia. Che sappiano distinguere un wallet legittimo da uno usato per il riciclaggio criptovalute.
FAQ sul riciclaggio attraverso criptovalute
Come riconoscere operazioni sospette di riciclaggio con Bitcoin?
I segnali d’allarme includono transazioni frammentate in piccoli importi (structuring), movimenti rapidi tra wallet diversi, l’uso di servizi di mixing per oscurare l’origine dei fondi, e conversioni continue tra diverse criptovalute. Le piattaforme di exchange regolamentate sono tenute a segnalare operazioni anomale all’UIF di Banca d’Italia.
Quali sono le pene per il riciclaggio tramite criptovalute in Italia?
Il riciclaggio tramite criptovalute è punito secondo l’articolo 648-bis del Codice Penale, con pene da 4 a 12 anni di reclusione e multe da 5.000 a 25.000 euro. Le aggravanti scattano quando il reato è commesso nell’esercizio di attività professionale o in associazione criminale.
La lotta al riciclaggio criptovalute richiede cittadini consapevoli e istituzioni preparate. Per segnalazioni o approfondimenti sulle attività di contrasto della Guardia di Finanza, consultate il portale ufficiale del Corpo.Riprova
